giovedì, gennaio 31, 2013

Salviamo l'aritmetica

Qualche giorno fa mi hanno chiesto cos'è la felicità.

Che voglio dire non è proprio una domanda facilissima a cui rispondere.

La felicità, per me, è come un'addizione.

E' quando il totale in fondo a destra è giusto.

Ad esempio, se sommi 1+1 e il totale fa 1, c'è decisamente un problema.

Poi a fare finta che sia il risultato corretto non ci vuole molto, basta chiudere gli occhi, avere un attacco improvviso di dislessia, addurre problemi di presbiopia incalzante, dire che a scuola avevi chiesto l'esonero dall'ora di matematica o semplicemente che hai ragione tu.

Ma in fondo in fondo lo sai che c'è qualcosa che non torna ma sei troppo testardo per ammetterlo.

Ecco, allora, se mi chiedete cosa faccio io per la felicità, posso solo dire che lotto per la salvaguardia dell'aritmetica e delle operazioni elementari in genere, delle addizioni in particolare.

Perchè il bello delle somme e delle sommatorie è che puoi continuare ad aggiungere addendi, e puoi cambiare i numeri, perchè il totale non deve essere uno, deve essere quello giusto e in quel giusto ci sono tante di quelle sfumature che non basterebbe un pantone per classificarle tutte.

Ognuno ha la sua somma, ognuno il suo totale.  E magari non ci si arriva subito ma un pezzo per volta, continuando ad aggiungere numeri in colonna. Ma se ci arrivi, ecco, allora sei felice.

Senza contare che nel frattempo puoi fare i subtotali e vedere a che punto sei, ritrovare l'operazione sbagliata e correggerla o capire che a far di conti sei ancora bravino, è che a volte sono solo calcoli complicati. 

E magari renderti conto che un pezzo di felicità già lo hai in tasca.


lunedì, gennaio 28, 2013

Sopravvissuti e sopravviventi

Esiste un momento nella stagione di ogni tifoso romanista in cui sopraggiunge un solo sentimento. 

La rassegnazione.

Ciò emerge abbastanza chiaro dal fatto che, senza alcuna ansia prepartita, ho aperto gli occhi alle ore 11.45 con inizio previsto alle 12.30. 
E battendo ogni record di caffè-doccia-vestiti-esci, sono arrivata con 3 minuti di ritardo sul fischio di inizio.
Entro a casa dei miei e chiedo, con un sottile ma palpabile velo di ironia: "Li stiamo già massacrando?"
Papà, serafico, risponde: "Un bagno di sangue".
Ovviamente stiamo ancora 0 a 0 e già qualche palpitazione con un corner regalato.

Ma dopo le dichiarazioni di Sabato questa partita è già scritta.
La rassegnazione incombe.
Mi aspetto un 4 a 3 di ranieriana memoria che sa un po' più di tortellini e un po' meno di pesto.

Dopo 10 minuti è già gol. Nostro. Florenzi. Più demerito loro che merito nostro ma non stiamo a sottilizzare.
Duole dirlo ma se fossimo la Roma di Capello il racconto finirebbe qui con altri 80 minuti di pura amministrazione del pallone.
Ma non lo siamo per cui c'è da soffrire.

E infatti dopo neanche 10 minuti eccoci pronti a prendere il più stupido dei gol.
E a farne uno anche abbastanza intelligente dopo un altro minuto, sarà che Osvaldo, quando vuole, un po' di senso del gol ricorda di averlo.

Ecco, magari non siamo la Roma di Capello ma sul 2 a 1 si potrebbe pensare  a tener palla, lo so che pare brutto, che manca ancora un tempo e mezzo, che "only the brave" ma ogni tanto sarebbe bello portare a casa 3 punti. Così, per puro amore della classifica.

E quando pensi di aver preso il più stupido dei gol, riesci a prenderne uno ancora più stupido. E non è che dici che se è colpa di tutti non è colpa di nessuno. 
Dove ti giri c'è una colpa.
Mettici un centrocampo di burro, una difesa che ha più buchi dei miei jeans e il portiere del subbuteo ed ecco lì, il gioco è fatto. 
Il più stupido dei gol più stupidi è servito, altro che il pranzo.

26 minuti e 2 a 2. 
Arrivare sani al 45mo sembra un'utopia. 
E invece tra picchi dell'elettrocardiogramma e qualche timido tentativo di sembrare una squadra, ci si arriva.

Questo primo tempo mi dà anche l'occasione di aprire l'enciclopedia per capire l'etimologia di "errore marchiano", utilizzato per definire l'ennesimo passaggio demenziale a centrocampo. Che poi dici che non si impara niente guardando le partite di pallone.

Con Papà ci guardiamo e decidiamo che tenere i crampi della fame fino alle 14 è davvero accanimento terapeutico, meglio mangiare tra primo e secondo tempo prima che ci passi la fame del tutto, che già stiamo un pezzo avanti quanto a gastrite ed acidità di stomaco.

E dopo esserci saziati in 15 minuti netti, ricominciamo: tutto invariato.
Stessa squadra. 
Che poi, squadra. 
Oggi sembriamo più 11 ragazzini alla ricerca spasmodica del pallone.

Nel Bologna invece entra Pasquato. 
Ma chi è Pasquato? 
La risposta non tarda ad arrivare: Pasquato è l'ennesimo giocatore che segna il suo primo gol in serie A contro di noi. 
A volte non bisognerebbe farsi domande di cui non vogliamo ascoltare le risposte. 
Ma tant'è, gli bastano 4 minuti per aggiungersi alla lista di coloro che contro di noi provano per una partita l'ebbrezza da star sul palcoscenico. 
Diamo una chance a tutti.
Siamo meglio di X-factor.

3 a 2. Come da manuale.

E allora troviamo il tempo per vedere il nuovo greco (nonostante i miei appelli sui suffissi ce lo siamo accattato) perchè, se vuoi una squadra a trazione anteriore, un terzino destro mi sembra la scelta giusta.

Ma si vede che i greci sono come i pesci rossi. Se stanno da soli impazziscono e tentano il suicidio, in coppia si riscoprono sani di testa. E succede che anche Tacthsicoso si sente meno pesce nella bolla e riscopre di averla una testa, con la quale riesce ad indirizzare il pallone dentro la rete. Qualcuno grida al miracolo ma qualunque cosa sia fa 3 a 3 che va di lusso per quello che abbiamo espresso fino ad ora.

E il fantasma di Genova torna prepotente, questo 4 a 3 che chiama sconfitta, che chiama esonero, che chiama "aristamo come gli anni scorsi".

E, bontà vostra, ce la mettete tutta per farglielo fare. Con due traverse di Diamanti che fanno tremare la terra e soprattutto le coronarie. Mi avrete sulla coscienza. Sappiatelo. 

Ma finisce sul 3 a 3. Il solito punto inutile. 

Per noi, sempre sopravvissuti e sopravviventi.

E non elimina polemiche e dubbi sul futuro.

Zeman non ha funzionato, come anticipato e come dimostrano secoli di osservazione empirica, le minestre riscaldate, in amore come nel calcio, non funzionano mai. Anche ad anni di distanza ti ritrovi con gli stessi nodi di quando è finita la prima volta.

E qualcuno dice, dobbiamo trovare un traghettatore. 
Ma la mia domanda è...per traghettarci dove? 
Non si vede terra all'orizzonte, neanche Ulisse c'ha messo più di 10 anni per baciare la petrosa Itaca, noi continuiamo a girare in tondo, in un vortice che è sempre tristemente uguale al vortice precedente. 

E allora traghettiamoci pure ma ho come l'impressione che continueremo a farci incantare dal canto delle sirene.

Che Venerdì arriva il Cagliari e già di Venere e di Marte non si sposa e non si parte e non si dà principio all'arte, figurati incontrare la tua storica bestia nera. 

E con Attavolinho fuori rosa saranno dolori.

p.s. per chi fosse curioso, ecco da dove viene errore marchiano: «Marchiano: si usa figuratamente per “eccessivo, smisurato, smodato, fuor dell’ordinario, madornale”, ecc. alludendo probabilmente a quella segnalata dote della Marca d'Ancona, che è d'essere a meraviglia fornita d'asini, come avvertisce il Salvini nelle Note alle Satire di Salvator Rosa, o vero all'essere i Marchiani o Marchigiani tenuti in concetto di semplici, e da dirne e da farne delle grosse» (da www.treccani.it) 


 

venerdì, gennaio 25, 2013

Vintage is cool

La Coppa Italia senza Roma-Inter è un po' come Sanremo senza Albano e Romina. 
E' sempre Coppa Italia ma con Roma-Inter lo è un po' di più.

Sarà che negli ultimi anni è stato un appuntamento fisso e saltarlo un po' dispiace.

Sarà che a noi augurare un novello Nerone alla Gallia Cisalpina piace sempre tanto.

La saga continua.
Siamo come Guerre Stellari, Indiana Jones, Ritorno al Futuro.

In realtà sa tutto un po' di deja vu. 

Forse perché abbiamo visto lo stesso calcio di inizio non più di 72 ore fa.
E che ci siamo strozzati non più di 70 ore fa.
E che piove pure.

Corsi e ricorsi storici.
Anzi, no. Tachtsicoso è in campo dal primo minuto.
Corsi e ricorsi storici con handicap.

Va be', cominciamo e non facciamola troppo lunga.

Piris è scatenato, per una volta gli hanno tolto l'elastico e riesce ad avanzare sulla fascia e, siccome da che mondo è mondo e da che il calcio è calcio, se crossi in area può essere che qualcuno la prenda, può succedere che, se Piris crossa e Florenzi incorna, segni.
1 a 0.
Per ora come Domenica.
Vediamo che potete fare, ci si potrebbe riprovare per esempio.

E infatti, 20 minuti dopo, a-ri-Piris, a-ri-cross, a-ri-colpo di testa, a-ri-gol. 
Di Destro che, se non usa il sinistro, la porta la prende. 
Perchè se è vero che chi non ha buona testa abbia buone gambe, per la proprietà transitiva se non hai buone gambe conviene avere buona testa.

Su, dai, 2 a 0 è un buon risultato per andare negli spogliatoi.
E poi l'Inter ha schierato un centrocampo più affollato del 90 la mattina alle 8, Palacio sta solo soletto a pensare che forse l'età per il codino è ormai passata, e che se non ti chiami Roberto Baggio non ha molto senso.

Daje su, noi siamo la Roma. 
L'unica squadra che può prendere gol con un tiro dalla trequarti.
E infatti, lo prendiamo.
Alla fine del primo tempo.
Come Domenica.
E poi non dite che non ve l'avevo detto.

E va be', proviamo nel secondo.

Ma è più la paura del 2 a 2 che la voglia del 3 a 1. 
E qualche attacco alle coronarie ci tocca, con i soliti flipper in area nostra che neanche Verdone in Troppo Forte starebbe al passo.

E quando al 90mo Lamela ha sui piedi la palla del 3 a 1, facile facile, si emoziona e si ferma a pensare che noi al 90mo i gol possiamo solo prenderli, non farli. Pensiero che dura quei 4 secondi necessari per perdere il tempo di tirare. 
Cogito ergo sum. Però cosa sei non te lo dico, è meglio.
 
E arriva il triplice fischio su un 2 a 1 che non mi lascia del tutto tranquilla.

Perchè Ottavio Bianchi sosteneva che nelle qualificazioni con andata e ritorno la strategia da adottare fosse:

- se la prima partita era in trasferta, 0 a 0 era il risultato da puntare
- se la prima partita era in casa, l'unico obiettivo era quello di non prendere gol.

E, se la memoria non mi inganna, la Roma quell'anno ha vinto la Coppa Italia ed è stata finalista di Coppa Uefa.

Forse bisognerebbe affidarsi alla saggezza della tradizione.

Vintage is cool. 




 



mercoledì, gennaio 23, 2013

E' tutta una questione di suffissi

Ho fatto una ricerca statistica.

Ho preso l'almanacco panini.

Ho consultato la rete.

Ho scorso tutti i palloni d'oro e gli awards dal 1950 ad oggi.

Ho guardato le classifiche sui premi, sui podii, sulle medaglie, sui piazzamenti.

Non esistono e non sono mai esistiti giocatori forti o campioni che finiscano in -is.

E noi con Tachsidis e Piris ne sappiamo qualcosa.

E allora mi chiedo....perchè andare a cercare un terzino destro che si chiama Torosidis?

Risparmiateci e risparmiate sti soldi. 

E' tutta una questione di suffissi, fidatevi.

lunedì, gennaio 21, 2013

Potrebbe piovere

C'ha ragione il mio amico Alfredo. 

Manco per un uomo stasera uscirei. L'uomo al massimo lo inviterei a cena. 

Invece stasera c'è Roma-Inter e portarsi l'Olimpico a casa non è così semplice come si possa immaginare.

E allora si parte. Pieni di belle speranze.

Già si comincia male, malissimo, quando il tizio dietro a me ci chiede di scalare per stare vicino ai suoi amici: "Se va male, ti rimando indietro a calci" è la mia assolutamente amichevole risposta.

Non si gioca con la scaramanzia, non so più come spiegarvelo: i miei jeans hanno 10 anni, più buchi che stoffa, e d'inverno non è che sia un piacere avere tutte ste prese d'aria, e tu mi chiedi di scalare di un posto rompendo schemi consolidati e vittoriosi. Ringrazia che sono per la non violenza.

I primi 20 minuti sembrano però dar ragione al coraggioso tifoso, si vede qualche schema e, udite udite, anche un cross di Balzaretti. Il primo (e credo anche l'ultimo). Per ogni buona notizia però ce n'è sempre una cattiva: che Piris non solo c'ha i piedi fucilati ma pure le mani. 
So' soddisfazioni.

Ma tira che vai e tira che torni, a un certo punto si nota Bradley volare modalità birillo al momento di uno spare e l'arbitro indica il dischetto. Io, da brava scaramantica, metto la testa fra le ginocchia e aspetto di sapere se il Capitano je la fa ancora. 
Je la fa. Je la fa.

Dai, uno a zero e palla al centro.

Che poi stiamo giocando contro Chivu e Ranocchia, non so se mi spiego, non Julian Ross e Bruce Harper.

Daje su, che adesso si aprono e vedrai che contropiedi.
Ma st'Inter non è che abbia tutta questa voglia di segnare, sebbene un palo, contro qualunque legge della balistica, neghi a Livaja (che per noi è stato Alvarez per circa 90 minuti....ma chi è Livaja??) la gioia del gol e noi ce la caviamo con un leggera aritmia cardiaca.

Niente di più da dichiarare sui restanti 20 minuti, una noia che neanche un film polacco sottotitolato in russo.

L'unico diversivo ce lo regala Orsato a cui abbiamo il tempo di ricordare che sua moglie sta meglio di tutti noi.

E meno male che sono per la non violenza, ne ho la certezza quando, all'ennesima ammonizione distribuita a caso, mi alzo in piedi e urlo "Capita', daje na capocciata forte a sto buffone". 

Ma ci siamo, il cronometro segna il 45mo: su, un minutino di recupero e respiriamo.

Teniamo palla questo minutino.
No, abbiamo detto teniamo, non perdiamo........
........eccalà
Una serie di rimpalli e tiri che neanche i gemelli Derrick con la catapulta infernale...Gol.

1 a 1 e fine primo tempo.

L'unico commento che riusciamo a scambiarci io e Stefano in 15 minuti è: "Birra?" "Sì, tanta".

E poi si ricomincia.

Con la labirintite di Tachtsicoso, la frustrazione di Totti, la destrite di Osvaldo, l'inutilità di Balzaretti, il nascondino di Lamela e le incursioni alla Forrest Gump di Piris.

E noiosamente, a parte il brivido che corre all'ingresso di Rocchi in campo (che oggi ci manca solo questa), arriva il 90mo e quei 3 minuti di recupero in cui sappiamo tutti che non succederà niente.
E infatti, mai che ci smentissero.

Qualcuno dice dai, con l'Inter ci si rigioca Mercoledì, con chi non si sa visto che il bollettino medico post-partita parla di morti e feriti e quelli sani sono squalificati. 
E poi non è che è la rivincita con quelli dello stabilimento accanto, sti 2 punti li abbiamo buttati. 

Che strano, a noi non capita mai. Certo, se non ci scambiamo i posti magari ci capita di meno.

Che lavoro schifoso....

"Potrebbe esser peggio. E come? Potrebbe piovere"


(e infatti piovve)


giovedì, gennaio 17, 2013

Parallelismi e similitudini


A volte ci vogliono più di 90 minuti.

A volte serve più del tempo regolamentare.

A volte prendi un cartellino rosso, o anche due, e ti chiedi come sia potuto accadere, perché sei stato tanto stupido ma a volte le cose si fanno d’istinto e tocca tornare a casella zero.

A volte benedici che tra te e il futuro si frapponga un palo che respinge.

A volte capita che ti affanni, corri, scalpiti ma che sia solo un inutile dispendio di energie.

A volte capita che trovi un avversario alla tua altezza. A volte no. Ma un avversario c’è sempre, che sia tu stesso o l’altro.

A volte prendi botte e ti rialzi. A volte le dai. Ne esci un po’ ammaccato comunque ma continui a correre fino al triplice fischio.

A volte succede solo che ci voglia un tempo supplementare per ricordarsi la più semplice delle regole: che vinci se la palla entra in porta, una volta sola o una volta in più.

Parallelismi e similitudini? Non saprei, così a occhio qualcuno me ne viene in mente.

Daje, per tutto.

lunedì, gennaio 14, 2013

Il teorema del limite centrale

Se dovessi spiegare ad un'aula di studenti le funzioni gaussiane, credo che userei la Roma come caso esemplificativo.

Non c'è curva che possa rendere meglio l'andamento della casualità dei risultati e dei rendimenti.

Non foss'altro che l'integrale di tale funzione è comunemente conosciuto come la funzione degli errori.

E credo che la partita di ieri si possa tranquillamente categorizzare come tale.

Catania è un campaccio, sembra che questo 7 a 0 lo dovremo scontare ancora per ennemila anni, roba che neanche Zeus con Prometeo si è accanito tanto. 

Tutti col veleno. Loro. 
Noi sembra che stiamo andando ad una gita con i compagni delle elementari.

E soprattutto dobbiamo fare i conti con la più atavica delle paure. Giocare senza il Capitano.
Già comincia male quando pensi: ma Totti chi lo fa? 
Il greco o Marquinho? Non so se mi spiego, il greco o Marquinho. 
Già questo doveva lasciarci presagire qualcosina.
Ora, è vero che sono più di 20 anni che ci salva e ci guida, ma dobbiamo rassegnarci, prima o poi dovremo pensare a una Roma senza Totti. 
E se il buongiorno si vede dal mattino...forse è meglio che non ci pensiamo, magari un'altra volta che già di incubi mi pare che ne abbiamo abbastanza.

Primo fra tutti Mattia Destro. O meglio, non tanto lui, quanto il suo piede sinistro.

Perchè se Bradley riesce a segnare solo dal droghiere, e questo lo sapevamo tutti, che l'acquistone dell'estate, scippato facendo la pernacchia a blasonate squadre, non sia in grado di centrare la porta, ecco, questo non si applica. Se non facendosi una pernacchia.

Perchè se nel primo tempo sbagli 6 palle gol limpide e cristalline solo davanti al portiere, non puoi dire che se perdi è colpa dell'allenatore, che è colpa della società, che è colpa di Saturno contro in quadratura opposta con Urano. Se sbagli 6 palle gol limpide e cristalline solo davanti al portiere, il problema sei tu. 

Il vero nodo della questione è che il tuo problema diventa un mio problema, perchè il tuo problema mi fa andare di traverso l'intera settimana entrante e non ne sono propriamente entusiasta.

Poi della partita possiamo raccontare quello che vogliamo, io personalmente mi sono fatta 20 minuti di sonno vero, tanto che il commento tecnico di mia madre sull'incontro si può riassumere in: "certo che se si addormenta pure Valentina questa partita deve essere proprio noiosa". 
Meglio della benzodiazepine con due gin lemon, aggiungerei.

Ti svegli pure con la stessa acidità di stomaco. 

E rimani con le solite domande e con la solita carenza di risposte. 

Però un segreto ve lo voglio svelare. Devo fare outing e assumermi le mie responsabilità.

Un po' è colpa mia.

Perchè, se facciamo il parallelo dei piazzamenti della Roma con la mia situazione sentimentale si possono notare delle inquietanti analogie:

2000/2001: SCUDETTO - IN COPPIA
2001/2002: SECONDA - IN COPPIA
2002/2003: OTTAVA - META' IN COPPIA, META' SINGLE
2003/2004: SECONDA - IN COPPIA
2004/2005: OTTAVA - META' IN COPPIA, META' SINGLE
2005/2006: QUINTA - SINGLE
2006/2007: SECONDA - IN COPPIA
2007/2008: SECONDA - IN COPPIA
2008/2009: SESTA - IN COPPIA (in crisi)
2009/2010: SECONDA - META' IN COPPIA, META' SINGLE (l'anno della Samp......)
2010/2011: SESTA - SINGLE
2011/2012: SETTIMA - SINGLE

Quindi, fossi la società, farei un bel pensierino su una campagna promozionale per farmi innamorare e magari la situazione migliora, altrimenti, ve lo dico, non si va oltre il sesto posto.

Si fa per puro spirito di amore per la maglia, eh?

venerdì, gennaio 11, 2013

Almeno credo

"Posto" ora quelle che sono state le mie considerazioni di fine anno ma, come sempre accade, non si ha il tempo fisico di buttare giù i pensieri quando si materializzano nella mente.

Riflettevo, sull'amore e non sulla Roma, è già una novità. O forse è la stessa cosa.
Post-concerto di Baglioni.
Diamo un turno di riposo al buon Liga.
Sarà stata l'overdose di romanticismo, fatto sta che, complice anche un viaggio in treno il giorno dopo (e il treno, si sa, è nato per pensare), la serata mi ha fornito qualche spunto di riflessione.

E non tanto su quant'è che non vedo un concerto mano nella mano con qualcuno o su quanto tempo è passato dall'ultima volta che qualcuno mi ha guardato sulle note di una canzone, sarebbero ovvietà e sinceramente fanno parte di una quotidiana normalità.

Quanto invece, mentre "Mille giorni di te e di me" mi entrava nelle orecchie e nella testa, su quanto a volte siamo schiavi di alcune pseudo-certezze. 

Come il fatto che non ameremo mai nessun altro quanto abbiamo amato la persona che c'è stata prima.

Tra le mie ennemila manie, c'è quella di guardare le facce delle persone durante i concerti o a teatro e sono abbastanza certa di aver visto una buona percentuale della platea e della galleria interrogarsi su un amore passato. Che fosse il proprio o un invadente (o presunto tale) fantasma.

Ora, sarà il fatto che io sarò quella dopo, per chiunque, questa cosa mi deve sollevare qualche dubbio e farmi porre qualche domanda.
Anche perchè, se non mi interrogo su quest'ipotesi, in questo teorema, l'insieme di implicazioni logiche della dimostrazione danno vita a una tesi non incoraggiante. Proprio per niente. Roba da bandiera bianca immediata.

Perchè io ho amato. 
Ho amato ciascuna persona in modo diverso ma non per questo più o meno. 
Ho amato, punto. 
Di un amore incosciente e totale o di un amore maturo e cosciente.
Ma l'amore è amore, non ho mai pensato di volere una persona diversa da quella che c'era in quel momento accanto a me. 
Altrimenti non avrebbe avuto alcun senso essere dov'ero. 

E non pensavo di poter amare di nuovo fino a quando ho ri-amato. 
E allora credo semplicemente che a volte siamo noi che diamo al passato un peso diverso, semplicemente perchè è passato e non torna e possiamo disegnarlo come vogliamo, dimenticandoci dei dettagli che c'erano e inventandocene altri che non c'erano. Solo perchè il presente ancora sta accadendo e il futuro è ancora da disegnare. E si sa, chi lascia la via vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova, dice la saggezza popolare. Ma dice che non lo sai, non che non troverai.

Siamo sempre noi che pensiamo che ci siano mille giorni irripetibili alle spalle invece di scegliere di crearne altrettanti mille diversi. Semplicemente diversi. Anche quelli di prima avevano le loro zone di luce e di ombra solo che con il tempo le ombre si dissolvono (ed è pura rimozione).

Alla fine forse la chiave è che amare è molto più complicato di ricordarsi di aver amato. E fa più paura.

Quindi, chi ci sarà dopo un "te", non dovrebbe trovare un ingombrante fardello, probabilmente un'altra "me". Diversa da quella di prima ma non per questo non pronta a mettere tutta se stessa per costruire un amore nuovo (o quantomeno provarci).

Io, personalmente, ringrazio chi ho amato e chi mi ha amata ma se uso il passato prossimo un motivo ci dovrà pur essere.

Almeno credo (niente, Liga alla fine lo scomodiamo sempre).

giovedì, gennaio 10, 2013

Le certezze della vita

Ci sono poche cose certe nella vita:

1) che l'Epifania tutte le feste si porta via. E infatti dopo aver cominciato di anti-anti-vigilia a festeggiare, a suon di cori e borghetti, il giorno della Befana ci siamo belli che strozzati, con 4 tocchi di carbone giunti per l'appunto a fine giornata;

2) il teorema degli eterni illusi che recita che se tutti i risultati del pomeriggio si accoppiano a due a due in modo tale da garantirti di scalare la classifica, tu (as Roma) che giochi in serale hai tante possibilità di vincere quante ne ho io di farmi Johnny Depp;

3) che se non giochi (nel senso che stai proprio fermo) per 4 minuti a tempo, le probabilità che tu prenda 2 gol in quei quattroperdue minuti sono decisamente elevate, se non matematicamente certe;

4) che, se nei 41 minuti per tempo restanti, giochi un buon calcio ma non hai nessuno che la butta dentro, tutta questa fatica è inutile ed anche un po' irritante;

5) Mai 'na gioia

Credo ci sia poco altro da commentare.