giovedì, aprile 24, 2014

Mi avevi già convinto al ciao

Partenza ore 12.30

Direzione Firenze.

19 partite ho detto che avrei visto e tocca recuperare qualche turno di squalifica.

Con quella strana sensazione che non ci dovrebbe essere altro posto in cui essere stasera.

Nonostante le ore di macchina e il fantasma del ritorno alle 3 di mattina.
Nonostante le piogge paventate per la serata e il posto dannatamente preso in tribuna non coperta.
Nonostante mille altre cose che mi tratterrebbero a Roma.

Si prende, si parte.

Si arriva.

Zampe sotto al tavolino in attesa del fischio di inizio.
Con quel litrozzo di Chianti a rendere meno difficile l'attesa.
In realtà ci pensano anche le notizie che arrivano da Udine a renderla meno difficile ma il Chianti è molto più poetico. 
Pure il tagliere di salumi e la tagliata con le patate, vi dirò. 
Oddio, pure i crostini coi fegatini.
Va be', se c'è una cosa in cui so' forte è attendere.
 
Prima buona notizia.
Non piove. Che ritornare nella notte tutti zuppi non è che sia il massimo dell'aspirazione.

Seconda buona notizia. 
I fiorentini sembrano un po' meno agguerriti del solito. Posso camminare parlando in romano tranquillamente, cosa che nelle ultime gite da queste parti non era proprio consigliatissimo dalla Guida Michelin delle trasferte.

Terza buona notizia. 
Se mentre cantano "Forza Viola, Alè" tu canti "Forza Roma, Alè", non se ne accorge nessuno.

Quarta buona notizia. 
Basterebbe un pareggio per poter traghettare tranquilli verso il secondo posto.

Quinta buona notizia. 
A noi il pareggio non basta. Vogliamo arrivare stasera. Vogliamo arrivare ora. Chi ha tempo non aspetti tempo. E andiamo dritti ad attraccare il traghetto. Con un tiro del Ninja proprio sotto i miei occhi.

Sesta buona notizia. 
Sono viva. E non solo perchè il mio cuore ha retto a quest'ennesima partita ma perchè, al triplice fischio, quella matta che tra tutte sciarpe viola e volti tristi si è alzata urlando "Sono in champions direttaaaaa!!!!!" ero io. E poterlo raccontare non è scontato. Mi sono giocata la botta di culo del 2014 così. Ma spesa bene, benissimo.

Settima e ultima buona notizia. 
La sensazione era quella giusta. Non c'era altro posto dove sarei voluta essere alle 22.50 del 19 Aprile 2014. Là dove siamo tornati in Europa.

Quindi ricapitolando dico "Ciao" a Firenze:
- Seconda
- Matematicamente Seconda
- con 82 punti
- con 34 partite giocate
- con 25 vittorie
- con 7 pareggi  
- con 2 sconfitte
- con 69 gol fatti 
- con 19 gol subiti

Per citare la Zellweger in Jerry Maguire (in quella che, tra parentesi, è secondo me una delle  frasi più geniali della cinematografia moderna)....Roma mia, "mi avevi già convinto al Ciao".

Una stagione così non la dimenticherò mai.

Ma adesso piedi per terra che ne abbiamo ancora 4 da giocare.

Post Scriptum (o Pubblico Appello, fate voi)
Mi sovviene giustappunto una nota parlando delle 4 ancora da giocare.
La prossima in casa è con il Milan.
O meglio la prossima in casa c'è quel simpaticone di Balotelli.
Ora, appurato che i cori sono perchè ci sta sulle palle e non perchè è nero, indipendentemente da tutto, possiamo evitare insulti di qualunque genere anche con il vicino di seggiolino che, con buona pace della giustizia sportiva che ormai è morta, Tosel avrà messo pure le intercettazioni ambientali oltre agli ispettori?
Gradirei tanto far vedere alla penultima di Campionato come è fatto il tifo vero. A ranghi completi e compatti.
Quindi vi chiederei la cortesia di pensare tutto quello che volete, magari poi organizziamo una jam session a tema subito dopo a Piazza del Popolo, ma di evitare che il cervello fornisca l'input alla bocca.  
Qualora abbiate amici e conoscenti che pensate non riescano in tale attivazione base della sinapsi, vi chiederei di legarli a un termosifone dalle 20.45 fino alle 22.30 circa. 
Qualora i soggetti vocalmente incontinenti fossero invece fidanzati, vi chiedo di proporre qualche gioco erotico sempre in quella fascia oraria. 
Qualora minorenni metteteli in punizione.
Orsù, serve la collaborazione di tutti.
Sentitamente ringrazio

domenica, aprile 13, 2014

Non può piovere per sempre.

ANTEFATTO N.1
Alle ore 5.30 (AM) del 12 aprile un fragoroso botto mi sveglia di soprassalto in piena fase REM. Trovato a tentoni l'interruttore della luce (e soprattutto recuperati gli occhiali), la scena che mi si para davanti è la seguente:  la foto della Roma 82-83, appoggiata alla parete della mia libreria, quinto scaffale, è a terra. Considerando che era appoggiata alla parete e che la libreria è profonda 35 centimetri, ha quantomeno fatto una capriola su se stessa per poter atterrare sul pavimento. Il vetro è miracolosamente intatto. 
Risultato: chiunque mi conosca un po' capirà che stato di ansia abbia potuto generare tale accadimento.

ANTEFATTO N.2
Qualche ora prima di suddetto avvenimento (quindi tecnicamente dovrebbe essere questo l'antefatto 1 o quantomeno l'antefatto zero, ma ormai l'ho scritto dopo e trovo inutile un lavoro di ctrl-x/ctrl-v), mi sono trovata a prendere una decisione abbastanza difficile per il bene mio e di tutta la mia santa serenità anche se alla fine chi ci perde veramente a ben vedere sono io ma spesso cancellare un file non basta, tocca pulire la cache e per garantire un reboot veloce, anche formattare. E per una che si tiene i biglietti del cinema dal 1995 capirete che è un'operazione un filino penosa.
Risultato: quelli colti direbbero che me rode er culo.

La sommatoria dell'antefatto 1 e dell'antefatto 2 (che poi era l'uno) determina un arrivo a questa partita:

a) con delle aspettative abbastanza elevate e un'ansia da record che qualcosa possa andare male
b) con un desiderio abbastanza inquietante di capitare in una qualsiasi rissa per dare due destri a qualcuno (il sinistro tra l'altro è infortunato e fasciato tanto per completare il quadro)

Vedo il mio amico Stefano abbastanza preoccupato del fatto che possa reagire con una capocciata alla prima provocazione utile (e una vocina dentro di me spera invece che succeda).
Comunque tranquillizzo lui e tutti che mi segnerò ad un corso di pre-pugilistica e non mi leggerete sui giornali (ma mai dire mai).

Ma c'è da dire che, nonostante le mie ansie e i miei impulsi omicidi, tutti intorno a me sembrano essere guidati da qualche forza divina che li fa essere tranquilli e sereni (o si saranno fatti di xanax non saprei). Tutti sicuri che ci sarà una vittoria, con tutti i 6 titolari in meno e Dodò sulla fascia. Provo un moto di invidia.

Tanto che quando il buon Rodrigo (sì, signori miei, ancora lui, ha preso il vizio e i vizi si sa è meglio non combatterli, un po' come non svegliare i sonnambuli), insacca un pallone sotto la Sud, io urlo in maniera assolutamente indecorosa mentre quello dietro a me sentenzia "oggi finisce tanto a zero".

E sta cosa mi fa riflettere su quanto questa stagione abbia cambiato il nostro modo di vivere le partite, su quanto senso di compattezza e maturità ci trasmettano gli 11 in campo, chiunque essi siano. Noi che stiamo tranquilli su un uno a zero, noi che siamo sereni che non ci befferà il giocatore "che segna il suo primo gol in A", con quanta calma ci si risiede convinti che dovremo rialzarci presto.
E per un qualche migliaio di persone che l'anno scorso c'avevano la tachicardia sul due a zero (e a cui poi veniva la gastrite quando perdevamo tre a due) direi che la stagione di quest'anno è stato tipo un percorso psicologico zen. Magari possiamo provare a scaricare l'abbonamento dal 730 come spesa medica, ci sono tutti i razionali.

Ed effettivamente gli altri due gol arrivano grazie a un gioco davvero spumeggiante, quasi a memoria e tale da farci dimenticare che quegli 11 insieme non hanno mai giocato nemmeno in allenamento.  A chiudere ci pensano Ljaic, su un passaggetto mica da ridere di De Rossi, e Gervinho per cui converrà approntare dei cartelli tipo Forrest Gump, "Stop Gervi", alla fine del campo altrimenti un giorno di questi ce lo ritroviamo sulla tangenziale.

Ed il bello è che quando Migliaccio/Diesel (che ha segnato un po' più di un gol nella massima serie), segna il gol della bandiera, nessun brivido corre sulla schiena ma tutti si incazzano perchè che siamo matti a prendere un gol? E devo dire, un po' mi fa sorridere questa nuova veste del tifoso romanista, come quello che scende le scale a 5 minuti dalla fine e ci saluta dicendo "E' che me so stufato di vince tutte le domeniche, vado a leva' la macchina prima che se scatena il panico". 
E' tutta un sorriso la Sud e credetemi, la Sud col sorriso è proprio bella da vedere. Ed un bel posto dove stare.

E quando l'arbitra fischia, andarsene non è così facile. Ci cantiamo tutta Grazie Roma mentre aspettiamo che la squadra venga a prendersi il doveroso omaggio, e poi attaccano Roma Capoccia. E che fai vai via? Poi per una che voleva fare a capocciate stasera direi che è un buon modo di sublimare.

Il bello del calcio, il bello di serate come questa, è che ti regala, tra pre-durante e post, due ore in una dimensione parallela, dove tutto quello che fino a prima ti ha preoccupato, ferito o deluso, rimane ai tornelli e perde senso di fronte all'unica cosa importante. Che alla fine dei 90 minuti ci sia una vittoria. 
Due ore di beato sticazzismo. Sti cazzi di tutto basta che vinca la Roma.
Poi ritrovi tutto, per carità, te lo ridanno quando esci, impacchettato e stirato, però per alcuni minuti ringrazi per il servizio deposito, metti tutto in tasca e ti godi quel sorriso ebete che hai in faccia e te lo senti scorrere dentro, come se ti stessero iniettando la felicità endovena. 
E' bello farsi di Roma, ci farei un pensiero se non lo avete mai provato.

E nonostante il meteo del cellulare visualizzi immagini con nuvole e pioggia, nemmeno una goccia ci sorprende lungo il percorso. Come mi ha ricordato un amico, "non può piovere per sempre" e tutti questi sorrisi che vedo sulla strada che porta all'obelisco, sono già uno spicchio di sole incoraggiante e la prova che se non ci pensa il Corvo, lasciate fare alla Lupa.

Che per una che odia gli ombrelli è un buon segnale.


giovedì, aprile 10, 2014

Albo signanda lapillo


Nel 1995 c'era la lira, c'era ancora il MSI e si stava per fondare L'Ulivo, i membri dell'Unione Europea erano 15, la Microsoft aveva appena presentato Windows 95, Ebay veniva fondata ma ancora nessuno sapeva cos'era (e a cosa serviva), ci si telefonava sul fisso (e senza bisogno di prefissi) e ci si scriveva sui foglietti.

Era l'ultimo anno in cui giocava Giannini, era la stagione dello Slavia Praga e della doppietta di Balbo a Torino.
Poi sono arrivati l'Euro, Alleanza Nazionale (che ha fatto in tempo pure a morire), il Partito Democratico (che se non è morto ci sta molto vicino), altri 13 paesi membri dell'Unione, Windows 8, Amazon, Facebook, Twitter, Instangram, siamo collegati h24 in rete e whatsappiamo senza soluzione di continuità.

Dal '95 Abbiamo visto Mangone, Rinaldi, Statuto. 
Abbiamo vinto uno scudetto e 2 coppe Italia. 
Abbiamo superato il millenium bug e cambiato secolo.

In 19 anni e mezzo ho fatto in tempo a prendere la maturità, la laurea e a versare 10 anni di contributi.

Ma in 19 anni e mezzo non abbiamo mai vinto a Cagliari.

Non c'è stato Fabio Junior, Carew, Montella, Totti, Del Vecchio, Batistuta...signori miei, neanche Batistuta è riuscito nell'impresa che fu del buon Fonseca.
Sarebbe pure ora, no?

Anche se, alla fin fine, perchè 19 dovrebbero essere diversi da 20 o 21? 

Magari Madame Statistica ha in mente un piano tutto suo.

Ma anche Monsieur Garcia ha in mente un piano ben articolato. E un killer d'eccezione per metterlo in pratica. Mattia Destro col suo sinistro e con la sua tripletta che finalmente sfata ciò che sembrava ormai non sfatabile. Sarebbe quasi da mandare una lettera con tanto di francobollo a tutti invece di postare sui social. Così, per far vedere che ci ricordiamo com'era.

Comunque sia, uno di quei pomeriggi da ricordare. 
Daje tutti e daje forte.

Ma noi non siamo gente tranquilla, non lo siamo mai stati.

Pur vero che, mai come ora, siamo belli come il sole e questo non può non sollevare l'invidia di tutto il Pantheon Greco e Romano e un minimo di vendetta per tanta tracotanza ce la dovevamo pur aspettare. 
Permalosette ste divinità.

Per cui, una vittoria dopo 20 anni ci costa:
  • 2 squalifiche come da regolamento
  • 1 squalifica da regolamento inventato per l'occasione
  • 1 infortunio di un mese

Ma come diceva Edward Bloom in Big Fish: "Tanto più una cosa è difficile, tanto più grande è il premio finale". 
E un po' come lui abbiamo passato gli ultimi tre anni lavorando per scoprire chi eravamo e ci hanno sparato e calpestato parecchie volte. Ci siamo rotti le costole due volte (o forse qualche volta di più di Bloom). Ma ne è valsa la pena, per poter essere qui adesso.

E io adesso qui mi ci trovo veramente bene, vi dirò. 

E, che sarà, sarà, chi vuol esser lieto sia del doman non v'è certezza ma intanto vincere a Cagliari mi pare quantomeno un buon segnale in questa nostra personale stagione di rinascita, un po' come trovare dei narcisi in un'aiuola che fino al giorno prima sembrava pronta ad esser cementata.

Albo signanda lapillo.

giovedì, aprile 03, 2014

La morale della Favola.

A Roma-Parma ci siamo lasciati e a Roma-Parma ci ritroviamo.

8 minuti di diluvio e 82 di sole nel giro di un post.

Che, dannazione, se c'è un calendario bisogna pur seguirlo.
E quindi tutto ha inizio da Roma-Parma.

D'altronde Roma-Parma per noi è il principio e la fine, l'alfa e l'omega.
Che se dici Roma-Parma dici Totti, Batistuta, Montella, fate come vi pare ma sfido chiunque a non farsi passare questa tris in mente anche solo per un nanosecondo (e nel fotogramma del vostro cervello al 99% Totti si starà levando la maglia storica).

E se Batistuta (o "un Batistuta") rimarrà sempre quello che ci è mancato quest'anno e Montella lo vedremo tra un paio di partite in modalità aereo-off, Totti è sempre lì, nel centro, "e tutto il resto è soltanto sfondo" come direbbe il buon Niccolò Fabi.

E che sfondo.

Perchè, ieri, tutti da applausi (ecco, forse Torosidis un po' meno ma siamo gente di cuore).

De Sanctis che Dio lo benedica sempre.
Torosidis, come sopra (due righe sopra).
Castan, che dicono tutti "senza Benatia, però..." e invece ha dimostrato il suo.
Benatia, un perfetto ibrido tra Samuel e Aldair, la più grande dimostrazione dell'evoluzione della specie.
Maicon. Inizia a correre sempre a metà partita, ma quando comincia bravo bravo.
De Rossi. Con tutti i miei dubbi e perplessità sui suoi passaggi in orizzontale.
Destro. E il suo sinistro dalle alterne fortune.
Pjanic. Che invece di chiederci un regalo di compleanno, regala a noi un bel picco nell'elettrocardiogramma.
Gervinho. Il Forrest Gump de' noartri. L'uomo che correva davanti ai palloni.
E poi lui. Taddei. Che ormai ha giocato in tutti i ruoli in cui gli è stato chiesto di giocare e pure quando il portiere è stanco comunque pensi "Tranquillo, c'è Rodrigo in panca". Un altro che a Capodanno dorme. 
E quella corsa sotto la Sud io non me la dimenticherò mai. 
Gli ultimi romantici vivono in Curva. 
Ma d'altronde si chiamerà "Unico e Grande Amore" per un motivo, no?

E poi su quello sfondo c'è Strootman che twitta Forza Roma, Naingolaan che twitta daje, Florenzi che riesce a farsi vedere anche in soli 5 minuti, Ljaic che forse avrebbe bisogno di un po' più di 5 minuti, Romagnoli che sembra giochi da 20 anni e Bastos che pare riesca a fare finalmente qualche cosa di buono dopo che l'unica era stata la sciarpa alla presentazione.
Va be' dai, Totti rimane al centro, oggi come ieri, però lo sfondo odierno sembra un po' meno desolante delle stagioni passate, quando qualcuno osava dire che Tachtsicoso faceva il Totti. Certo che di eresie ne abbiamo sentite tante eppure siamo ancora vivi. Poi dici lo spirito di sopravvivenza.
 
E quindi Roma-Parma 4 a 2. 
La società dei magnaccioni. Barbera e Champagne. Grazie Roma.
E salutiamo l'Olimpico col Sole per questa stagione.

Ed ora tocca andare a Cagliari. E non dico altro.

Ma tra Parma e Cagliari c'erano Lazie, Sampdoria, Bologna, Inter, Napoli, Udinese, Chievo,  Torino e Sassuolo, mi direte.

In mezzo, tra il diluvio e il sole, c'è stato tutto il resto, compresa la squalifica della Curva e la gioia immensa di ritrovare gli ultimi tre gradini dell'Olimpico dopo un mese di assenza. 

Ma soprattutto "in mezzo c'è tutto il resto, e tutto il resto è giorno dopo giorno e giorno dopo giorno è silenziosamente Costruire" direbbe sempre il buon Fabi di cui sopra.

E se pensiamo sempre da dove siamo partiti, direi che ricostruire una città laddove avevano gettato il sale, non è proprio da tutti.

E, sempre per continuare, "Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione".
Per cui, basta con questi conti, +9, -8, +28. 
Sarà il totale che ci dirà dove andremo e cosa faremo, ma intanto che facciamo i conti su cosa la matematica renda o non renda possibile, rischiamo di perdere la visione di insieme (non ci vuole una laurea in fisica nucleare per dire che 73 punti sono tecnicamente "na cifra") e rischiamo di rendere fallimentare la migliore stagione degli ultimi anni solo perchè i conti potrebbero esser meglio di come sono.
Che il teorema del limite centrale abbia un fondamento o meno, ai posteri l'ardua sentenza.
Per ora godiamoci questa casa che cresce, la Chiesa al centro del Villaggio e lo Stadio al centro di Tor di Valle e come Pollicino mettiamo altre tre briciole in tasca che, morale della favola, non si sa mai che possano tornare utili.

morale