lunedì, maggio 20, 2013

L'imprinting

Ci sono partite che non contano niente.
In cui sai che qualunque cosa succeda non cambierà niente.
Un'amichevole di pre-campionato più o meno.
E noi nel pre-campionato e nelle partite che non contano niente siamo sempre stati forti.

Ci ripensavo l'altro giorno, quando mi chiedevano perchè ho già rinnovato l'abbonamento per il prossimo anno.
Perchè noi di partite così ne abbiamo viste talmente tante che è inutile nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta che sia la prima volta.
E se non lo è, ci sarà un motivo per cui stiamo ancora qui, ogni domenica (e, con il passare degli anni, venerdì, sabato, lunedì, martedì o mercoledì).
O non impariamo mai o in fondo in fondo sappiamo che non c'è altro posto dove vorremmo essere. 
Oddio, a volte ce lo chiediamo perchè ci stiamo, alcune più spesso di altre, ma alla fine una risposta ce la diamo sempre.
E comincia sempre per A e finisce per more.
E' tutta una questione di frutti di bosco.
Il vero nodo è che un tempo queste partite erano una stagione intera: quella dove, sin dal principio, sapevi che non saresti andato da nessuna parte. 
Ed allora è normale ricordarsele con un pizzico di malinconia, è sempre facile giocare a pallone quando non c'è nulla da perdere. E soprattutto nulla per cui arrabbiarsi.
E invece oggi siamo delusi: segno che per qualcosa abbiamo lottato.
Che poi non ci siamo arrivati perchè non ci abbiamo creduto abbastanza è un altro paio di maniche, e su questo si possono aprire capitoli interi di discussione sui se e sui ma.
Ma con i se e con i ma non si è mai fatta la storia.
O forse la nostra è fatta solo di se e di ma. Vallo a capire.
Alla fine per un attimo siamo stati lì ed è sempre meglio un rimorso di un rimpianto. 
L'ho sempre pensata così.

E allora anche quest'anno si chiude con una partita che non conta niente. 
Quelle in cui arrivi allo stadio, ti bevi un borghetti, una birra, fai due chiacchiere col vicino, ti informi sulla salute di amici e parenti, di matrimoni, di gente che s'è lasciata, della scuola, dei figli, delle prossime vacanze, di dove staremo seduti la prossima domenica. 
Chatti pure un po' su whatsapp con la coda dell'occhio sul manto verde.
So' belle ste amichevoli, pure i napoletani li facciamo lavare col fuoco meno del solito, più che altro ripassiamo un po' di cori.
Perchè con la testa già sei al 26 Maggio, non c'è niente da fare.
"26-05-2013: Vincete o Scappate" recita lo striscione in Nord. 
Forse al 26 Maggio ci stiamo con la testa un po' tutti.
Con grande serenità, come si può intuire.
Ma oggi non è 26 e la mia gamba è stranamente ferma, non si muove all'impazzata in perenne tensione, non iperventilo, fumo anche qualche sigaretta di meno.
E quando segna Marquinho, esulto, pure se non conta niente, perchè alla fine "il mio cuore batte per te" e questo non cambierà mai.
E pure quando segna Destro salto dal seggiolino (anche per l'evento in sè per sè, a voler essere onesti).
Perchè è così che succede nelle partite che non contano niente.

Che non contano niente fino a quando non arriva la notizia del gol del Cagliari.
Quando il tuo cervello comincia a fare calcoli a una velocità impressionante.
Sommi, sottrai, moltiplichi in qualche nano secondo.
Ed improvvisamente realizzi:
"Cazzo, il sorpasso".
E la partita che non contava niente, conta improvvisamente qualcosa.
Tre noccioline, eh, però qualcosa.
Ed è infatti il momento in cui rischi di pareggiarla.
Il momento in cui la gamba ricomincia a muoversi incondizionatamente, il respiro si fa affannoso e t'accendi la sigaretta che prima non serviva.
Non fa una piega. 
Ma alla fine il triplice fischio arriva.
Ed esultiamo, probabilmente perchè non ci credeva nessuno che sta serata c'avrebbe regalato qualche briciola.

Per carità, ci consoliamo sempre con l'aglietto. 
Però sempre meglio sopra che sotto.
Meglio davanti che dietro.
Perchè di quelle stagioni che non contavano niente l'imprinting alla fine non l'hai mai perso.
E riscopri, con un misto di amarezza e piacere, che il provinciale che è in te non è mai morto.
E ci parli pure e gli dici: "ma che c'hai da esultare? Zitto, muto, low profile".

Perchè c'è sto diavolo di 26 Maggio che ci aspetta.
La settimana più lunga della vita, seconda forse solo a quella che ci portò al 17 Giugno del 2001. 
Keep calm, dicono.
Pare facile.






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