mercoledì, maggio 08, 2013

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La partita col Chievo. Il match delle invarianti. Un meteo di schifo e un risultato improbabile.

Aspe', mi sa che questa l'ho già scritta.

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Da dire c'è davvero poco: abbiamo stentato a creare azioni pericolose, pressing alto solo per 15 minuti, attacco poco incisivo, i piedi storti di Bradley, pochi cross dal fondo e sempre i maledettissimi calci d'angolo col doppio tocco. Non che dall'altra parte si creasse granchè, Goicoechea e Sorrentino giocavano a battaglia navale in rete e i due giudici di porta si volevano aggregare per un tresettino estemporaneo.

Aspe', mi sa che ho già scritto anche questa, basta cambiare i portieri.

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Insomma, una noia mortale.  

Aspe', questa l'ho scritta pari pari.

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Poi basta sostituire Rigoni con Dramè, Pellissier con Thereau, eliminare il fuorigioco a cui almeno ti potevi attaccare ma tutto il resto non cambia.

Ctrl-c > Ctrl-v: anche perchè non so' 3 ma so' 6 i punti che gli abbiamo lasciato. Bontà vostra.

Ma è, d'altronde, la tranquillità dell'immutabile: perchè, per quanto vuoi ritenerti una squadra matura, la paura ti attanaglia. Se vinci tre partite di seguito ti viene l'ansia da prestazione, la vertigine da altezza, la paura di deludere. E subito torni alla realtà. 
Nella giornata che ti poteva portare tra le grandi, decidi che vuoi essere una qualunque, troppo lontana dal fondo per aver paura di cadere ma neanche troppo vicina alla meta per doverci provare.
E torniamo a fare quello che sappiamo fare meglio: arrivare alla fontanella senza bere mai.

Daje su, ora siamo tornati alla realtà. Non fateci rimanere qui per tanto.

Et voilà. Il copia e incolla è servito.






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