martedì, maggio 07, 2013

Che rumore fa la felicità


Ho questa inquietante sensazione che la gente fugga la felicità.
Che abbia davvero paura che ci siano effetti collaterali.

Forse quello che spesso ci dimentichiamo è che la felicità non ha una durata.
Nel senso che non sta scritto da nessuna parte che debba durare per sempre.
E non è che se non dura per sempre allora non è felicità.
O forse ce lo ricordiamo così bene che sapendo che potrebbe finire facciamo di tutto perchè non cominci, o la posticipiamo, del tipo c'ho uno spazio libero verso Dicembre, cortesemente chiamare ore pasti.

Comunque mettiamo le mani avanti subito.
Felicità? No, grazie, ho smesso.
Cioè, mi sembra di capire, in attesa o per la paura di un ipotetico sempre ignoriamo un ipotetico adesso.
Geniale. Quasi diabolico.

E spesso confondiamo ciò che ci rende felici da ciò che non ci rende infelici. 
Che non è sempre la stessa cosa.

E copriamo semplicemente il rumore con felicità apparenti o superficiali che hanno il potere di intontirci come una birra a stomaco vuoto. Ci fanno sentire forti, invincibili, senza renderci conto che in realtà ci stiamo confondendo per non ascoltare, ci rintroniamo di decibel e barcolliamo, convinti sia euforia e invece è solo che stordirci e non capire niente è un buon modo per evitare di capire quello che servirebbe.

Sarò strana io, non lo metto in dubbio. 
Ma il rumore della felicità è un altro.
Ed ha lo stesso spettro sonoro di un sorriso.
Che rumore fa un sorriso?
Oh, quante cose volete sapere.

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