domenica, novembre 18, 2012

Il bello della differita

Appuntamento ore 8.00. Via Asiago. Per seguire in diretta "Il Ruggito del Coniglio". Regalo di una cara amica, nonchè compagna di volontariato, per staccare qualche ora dal lavoro e farsi due risate in compagnia. Ma non è questa la storia che voglio raccontare.
Appuntamento ore 8.00. Via Asiago. Mentre attraverso Viale Mazzini ho la strana sensazione di ripercorrere un percorso già fatto. Mentre giro e passo davanti a Vanni. Mentre sono ferma al semaforo. Mentre aspetto che scatti il verde. Non so se vi è mai capitato di passare per una strada e sentire un ricordo che riaffiora da un punto remoto della mente. Ma non è neanche questa la storia che voglio raccontare.
Appuntamento ore 8.00. Via Asiago. Studi RAI. Parcheggio la vespa e mi dirigo all'entrata. E d'improvviso un flash. E' questa la storia che vi voglio raccontare.
Mi rendo conto improvvisamente di esserci già stata, ennemila anni  fa. Erano gli studi dove mio padre, come un regalo, mi portava a sentire "Tutto il calcio minuto per minuto" ma, soprattutto, dove vi era la possibilità di vedere, in bassa frequenza, su 6 monitor affiancati a tre a tre, alcune partite di serie A in diretta. Perchè (mi rendo conto di non essere Matusalemme ma l'effetto è quello) una volta le partite le immaginavi alla radio e i gol li potevi vedere solo quando cominciava 90° minuto. Giocavano tutti in contemporanea, alle 15 della Domenica e alle 16 quando arrivava l'ora legale. I commentatori, se la partita era triste, ti riempivano di notizie sul colore dei calzini delle squadre e si interrompevano l'un l'altro quando c'era un gol o un rigore. E le 18 le aspettavi con ansia per vedere se c'era rispondenza tra quanto sentito e quanto avvenuto realmente. E se volevi sapere com'era veramente dovevi andare allo stadio. Poi sono arrivati Stream e D+ (gioia infinita per un nutrito gruppo di Nerd che clonava le schede) e infine Sky. E da che immaginavi quei calzettoni, improvvisamente entri negli spogliatoii, comodamente seduto sul divano di casa. L'era del digitale, l'era del virtuale. E sarà che ultimamente di vita virtuale ne sto facendo indigestione, mi chiedo se non esista una sana via di mezzo tra l'immaginato e il virtuale. Se veramente dobbiamo sapere tutto in tempo reale o se a volte la differita ha un suo senso di attesa, di quell'attesa che rende prezioso l'arrivo di quanto atteso. 
A volte penso che siamo andati troppo avanti e ci guardiamo troppo poco indietro.
Che sappiamo troppo per non sapere niente.
Che poi sapere subito che sto perdendo per un fuorigioco che non c'era mi fa perdere anche il gusto di insultare il guardalinee che, vi dirò, fa parte del mestiere del tifoso.
E allora oggi le partite le ho sentite alla Radio e domani si andrà allo stadio (che poi, tra parentesi, importiamo modelli da paesi civili senza essere un paese civile, considerando che l'Olimpico di lunedì sera è raggiungibile solo con un elicottero della protezione civile), sapendo che qualcuno deciderà di rimanere a casa perchè piove, perchè tanto c'è Sky, perchè tanto la Roma ultimamente neanche se lo merita. 
E che Giove Pluvio ce la mandi buona.

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