martedì, febbraio 03, 2015

L'involuzione della specie

Dunque dunque dunque.
Mumble mumble mumble.
Tacci, tacci, tacci.

Quanto sopra riassumerebbe serenamente il mio pensiero sulle ultime partite.
Ma cercherò di andare oltre all'inconsapevole haiku anche se tutte le parole che mi vengono in mente credo siano da fascia oraria protetta.

Però ci ho pensato tanto questi giorni.
E rileggendo le ultime pagine scritte mi rendo conto che era tutto previsto, con buona pace del teorema del limite centrale.

Facciamo un attimo il punto.
Ci ritrovammo a Novembre dello scorso campionato a capire il nostro personale Sliding Doors
Quello che sarebbe accaduto prendendo il treno e cosa invece successe perchè quel treno lo perdemmo.
Fu poi necessario, qualche tempo dopo, analizzare invece il rebus dell'inquisizione spagnola per realizzare che la Gwineth Paltrow fica ci aveva rimesso le penne e quella più sfigata doveva imparare dal suo più grande fallimento.

Ed ironia della sorte, rileggendo e rileggendo, la frase che mi ha colpito è stata 

"Il Sassuolo è stato il punto di ricongiungimento della nostra storia"

SBADABUM.

I SerpeVerde. Sempre loro.

Ora cerchiamo di seguire un ragionamento logico per spiegare quanto di illogico questa squadra sta dimostrando applicando le premesse di cui sopra.

Siamo stati fichi per un bel po'. 
Lasciato il fedifrago traditore, eccoci con capello corto e biondo, lavoro di successo, un uomo incontrato per caso che si rivela l'amore della nostra vita a riprendere in mano la nostra esistenza.
Poi ad un certo punto, come nei migliori paradossi temporali di Zapotec e Marlin, le due realtà parallele si sono dovute incontrare e sovrapporre per riprendere un unico flusso.
La fica col capello biondo è drammaticamente morta lasciando alla più scialba il compito di ribaltare la propria vita. 
Della serie: "Bella de casa, ora ti ho fatto vedere come si fa, vedi un po' che devi fare".
Le porte dell'ascensore si chiudono e lei si trova a tu per tu con quello che il destino ha deciso essere la sua possibilità di essere felice.
Logicamente quello che dovrebbe succedere dopo è talmente ovvio da sembrare scontato.
Lei dovrebbe accannare l'ex traditore e fedifrago che purtroppo è sopravvissuto nella dimensione temporale, cominciare a frequentare quest'uomo gentile, intelligente e completamente perso per lei e finalmente dare inizio alla sua felicità.
Ecco. 
Questo quello che dovrebbe succedere logicamente. 
Infatti, effettivamente, quanto sopra non è quello che è successo, ma quello che speriamo che succeda quando la parola The End appare sullo schermo.
Come spettatori di questo film, speriamo sempre per il lieto fine. 
Anche solo di immaginare che si  lotterà per averlo.
Siamo degli inguaribili romantici, non ci sta niente da fare.

Ma, se il sillogismo funziona e se Gwineth è la Roma, senza che venga fatto un sequel di Sliding Doors, vi posso dire, senza timore di smentita, che non è successo nulla di tutto ciò.

La nostra Gwineth, seppur cosciente di poter ambire a qualcosa di più è ricaduta nel conforto dei vecchi schemi. 
Magari avrà accannato l'ex per un po' e frequentato il nuovo amore, sarà andata dal parrucchiere 2 o 3 volte, avrà cercato di avviare la sua società. 
Poi ad un certo punto si sarà stufata della ricrescita e della tinta ogni mese, avrà avuto il terrore della libera professione, l'ex sarà tornato pentito dichiarando amore eterno.
E lei ci sarà ricascata di nuovo.
Sarà tornata al triste caschetto con la frangia.
Avrà abbandonato l'uomo della sua vita ed una felicità futura ma incerta per un flebile e confortevole ricordo di una felicità passata  ma certa.
Avrà scelto un lavoro ministeriale per non rischiare di rimanere col culo per terra.
Avrà scelto di non avere quell'adrenalina da nuove scoperte ma di tenere il lexotan del conosciuto.
Questo ha fatto Gwineth, fidatevi.
Ha scelto un passato dove era stata felice forse 14 anni fa per non vedere se nel futuro poteva essere felice domani.
Ha messo la testa a posto. 
Via grilli ed elastici colorati.

E così abbiamo fatto noi.
Belli e piacenti per più di uno scorcio di campionato.
Ad un passo dall'abbandonare il nostro ex storico (il secondo posto) per poter cercare di raggiungere l'uomo della nostra vita (lo scudetto).
Pronti a buttare sangue e sudore per quell'obiettivo per un po' per poi preferire un po' di affanno in meno ma la calma e la serenità che il non avere ambizioni comporta.
Tutte le volte che eravamo lì per saltare, ecco l'ex pronto a farci l'occhiolino e, si sa, da sempre gli ex tornano sempre quando sei pronto a lasciarli andare giusto il tempo di tirare quel guinzaglio che non vediamo ma sta sempre lì a tenerci legati. 
E, altrettanto da sempre, non opponiamo resistenza e facciamo quel passetto indietro così velocemente che ci dimentichiamo la fatica per farne anche solo mezzo avanti. 
Siamo quelli forti a parole. 
Abbiamo scelto di tornare dove eravamo prima che le porte del treno si chiudessero.
Di non provarci nemmeno a vedere se potevamo essere qualcosa di più. 
Di scegliere il rasserenante conforto che ti dà la terra di mezzo, quella dove sei non troppo in alto per precipitare nè troppo in basso per affondare.

Facciamocene una ragione, mia cara Roma.
Noi non siamo una donna spregiudicata che sta bene senza trucco e con le ballerine ai piedi, una di quelle che comunque vada cascano sempre in piedi. 
Noi dobbiamo fare un salto dall'estetista, cercare se possibile qualche centimetro in più e alla fine siamo gente di cuore, pure troppo e se le cose possono andare in un verso sicuramente sarà quello contrario.
Noi le cose ce le dobbiamo sudare. E non ci possiamo permettere di riposare.
Ci si nasce. Non ci si può far niente.
E' l'evoluzione della specie.

Secondo Darwin l'evoluzione di cui sopra nasce dalla selezione naturale e dalla lotta continua per la sopravvivenza dove sopravvivono solo gli individui più adatti. 
Qui più che altro c'è solo l'involuzione della specie e chi non si evolve non fa una bella fine, credetemi.
Per cui, visto che non ci siamo nate, o cerchiamo di essere giraffe col collo lungo o moriremo di fame nei secoli dei secoli. Amen.








 


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