venerdì, gennaio 17, 2014

La regola del 270.


La riflessione nasce da uno scambio di tweet avuto con un amico su uno strano parallelismo tra calciatori e persone.

"Devo smetterla di sopravvalutare le persone" ho scritto io, a valle di un atteggiamento che non ho apprezzato da una persona che si definisce "amica".

"Con i calciatori hai smesso da un pezzo" mi ha risposto lui.

E se mi fermo un attimo a riflettere è vero.

So distinguere un bravo giocatore da una pippa o da un onesto gregario.

Voglio dire, quando un nuovo giocatore indossa la tua maglia, ti fai delle aspettative per un po', poi lo vedi giocare e sai subito se metterlo nella lista dei buoni o dei cattivi, degli applaudibili e inneggiabili oppure dei fischiabili e insultabili. 

A volte magari ti confondi, t'avevano detto che era bravo, dagli highlights sembrava buono, ma non è che serva poi tutto sto tempo per capire. 
Quanto? Due partite? Tre? 
Va bene, sono 270 minuti.
E nove su dieci ti bastano sempre quei maledettissimi 270 minuti, anche quando pensi che "quel giocatore si farà", non foss'altro che per le tue aspettative te lo sei comprato al fantacalcio a cifre astronomiche, e tale aspettativa viene disillusa e delusa.

D'altronde la delusione è sempre figlia di un'illusione.

E allora perchè con le persone a volte ci servono dei mesi, se non degli anni?
Perchè non usiamo con loro gli stessi criteri che usiamo per giudicare un giocatore?

Bisognerebbe applicare questo stesso schema mentale alle persone, a cui a volte, troppo spesso, diamo alibi che non meritano. 
Perchè teniamo in considerazione troppe variabili.

Con i giocatori di calcio è più facile, mi direte, basta sapere se sanno giocare a pallone o no.
Con le persone è diverso, ribadirete, bisogna tenere in considerazione il carattere, la storia, se sono caduti dal seggiolone da piccoli, se la mamma non gli ha comprato il motorino o la playstation, se il bambino gradasso li prendeva in giro, se hanno tolto le rotelle dalla bicicletta a 12 anni o se hanno smesso di credere a Babbo Natale a 5.

Quanti cazzi, signori miei.

Pensiamoci bene.

Se compro un terzino sinistro che invece di crossare la palla al centro la riconsegna al centrale di centrocampo, non è vero che non sa giocare a pallone, la palla la sa prendere, sa dribblare, peccato che non sappia fare quello per cui si vende.

O un centrocampista che invece di impostare e cercare di saltare l'uomo gira su se stesso neanche fosse una ballerina del carillon: magari è capace di fare una rabona ma se non ha la grinta di pressare sulla trequarti e lanciare l'attaccante, c'è qualcosa che non torna.

E non vi devo nemmeno parlare di un attaccante che non segna. 
Mi pare chiaro che non l'abbiamo preso per attaccare le figurine della panini ma per smuovere la rete avversaria e farci saltare di gioia dal seggiolino o dal divano.

Per carità poi ci sono gli alti e bassi ma, se un giocatore sa fare quello per cui è stato comprato, si sa.

E poi ci sono quelli che un tempo sono stati dei bravi giocatori e che campano di rendita ma non è che gli possiamo dare la sufficienza a priori.  Tocca che ci facciano vedere di che pasta sono fatti.

Con le persone invece si fa fatica a capire come dare ruoli.
Non tutti possono essere amici.
Non tutti possono essere confidenti.
Non tutti possono essere amanti.
Non tutti possono essere amori.

Ma niente, tante volte ci incaponiamo a volerli schierare fuori ruolo e poi ci rimaniamo male se ci fanno un 7 a 1.

E se la colpa è in parte loro che si vendono per qualcosa che non sono, salvo poi non essere in grado di dimostrarlo sul campo, la colpa è pure nostra che quando definiamo gli schemi e la formazione non siamo in grado di schierarla secondo le risorse che abbiamo a disposizione e ci ostiniamo a voler schierare un 4-3-3 quando di attaccanti buoni ne abbiamo sì e no uno. 
Oppure quando il difensore centrale gioca costantemente per l'avversario forse è il caso di metterlo a fare il magazziniere più che il colabrodo.
Se uno prende un cartellino giallo una volta perchè non sa difendere il pallone con il fisico se non con il gomito alto, e poi prende il rosso perchè non ha imparato, va bene la squalifica ma magari bisogna metterlo a fare flessioni fino a che quel gomito non è bello dolorante.

A volte dovremmo guardare le persone con lo stesso sguardo critico con cui guardiamo le partite di pallone.

Stando attenti alle posizioni e soprattutto alle sostituzioni da fare, a chi spedire in qualche campionato cadetto a farsi le ossa, a chi mettere fuori rosa e soprattutto a chi veramente si merita di essere nell'undici titolare.

Poi la panchina lunga è un diritto sacrosanto, ma quando farli entrare e al posto di chi è una decisione che va ponderata con una certa razionalità.

Se si vuole vincere qualcosa, eh?

Altrimenti la metà classifica è assicurata e si rischia pure di finire in serie B con tutta la squadra, solo perchè non abbiamo voluto vedere quello che era chiaro a commentatori ed opinionisti.

Anche perchè probabilmente ci siamo semplicemente stufati di perdere o di riagguantare pareggi in extremis, non del gioco in sè per sè.

Scegliete giocatori che si adattano al vostro modulo e se non li trovate, riadattate il modulo o andate sul mercato....sarà tutto molto molto più facile. 

270 minuti, gente. Non un minuto di più, non un minuto di meno.

8 commenti:

PhilipDick ha detto...

Il problema con gli amici o quello che sono è che il giudizio che possiamo darne può cambiare nel tempo e ricambiare ancora (bene-male-bene), anche in base a noi. Alcuni rapporti partono male ma poi scopri lati del carattere di una persona che non avevi considerato.
Con i calciatori è più oggettivo: è raro che uno ti sembri una pippa ma poi scopri qualità nascoste.

Forse con la disciplina tattica. E quella invece è difficile insegnarla agli adulti :)

che casino

Unknown ha detto...

Quello che dici è vero. Ma stiamo parlando degli amici.
Quante volte hai pensato che una persona ti fosse amica, nonostante poi alla fine la cosa fosse decisamente univoca?
O che una persona fosse quella da frequentare, nonostante poi le azioni fossero solo tue?
Quello che dico è che ci ostiniamo a volte a sopravvalutare le capacità di alcuni.
Gli amici, quelli che cambiano in bene-male-bene sono i De Rossi, i Florenzi, quelli che, nonostante tutto, sai che ci sono.
Quelli da vendere al primo mercato utile sono i Fabio Junior, i Bartelt, i Carew, gli Adriano, i Gomez e i Servidei. Eteree illusioni di campioni nell'immaginario che poi si trasformano in promesse mancate.

PhilipDick ha detto...

Il fatto è che quelli non se li compra nessuno

Unknown ha detto...

A monte bisognerebbe migliorare gli osservatori e non essere proprio noi a comprarli.
E se poi invece ci caschiamo, fuori rosa subito!

italianostanco ha detto...

L'amicizia è un atto di fede e in quanto tale è impossibile valutarla usando parametri razionali. Significherebbe snaturare la relazione e fare un downgrade a "relazione semplice"

italianostanco ha detto...

Valentina, scusa. Sono Daniele Gambera....

Ahahahah, pensavo mi loggasse col mio account Google anzichè quello che ho usato per scrivere 3 post 7-8 anni fa come tentato blogger :)

Unknown ha detto...

Hai ragione, Daniele, ops, Italiano Stanco :-)
E' proprio quello che intendevo, è che a volte bisogna avere l'obiettività di riconoscere gli amici veri da quelli che si trovano a passeggiare per caso sul tuo campo da gioco e fare il downgrade.
Solo che è difficile rassegnarsi all'idea, e questo fa parte dell'atto di fede. I miracoli accadono, ma non così spesso come possiamo sperare.

italianostanco ha detto...

Le relazioni cambiano come tutto nella vita. E' una cosa che si deve saper accettare. Se nelle relazioni affettive più strette la razionalità rimane in disparte, allora i cambiamenti si superano, affrontano, accettano, ... L'amicizia/amore può essere solo valutata col cuore. Nel momento in cui cominci a far scendere in campo l'obiettività hai finito, hai già fatto il downgrade senza accorgertene :)