martedì, novembre 19, 2013

Sliding Doors


Dice è un po’ che non scrivi, ma cosa ti vuoi scrivere?
16 punti in 12 partite meritano forse qualche commento?
E dire che c’erano tutte le premesse per un grande avvio.   
L’entusiasmo dopo l’estate, l’aver ottenuto, dopo sit in e proteste, che Marquinos, Lamela e Osvaldo non lasciassero la Capitale, aver puntato su un blocco di successo che non poteva non avere tutte le chance per poter vincere e mettere la propria firma su questo campionato.
E ci sta che ottieni uno scialbo 0-0 a Livorno, le neo promosse sono sempre una brutta gatta da pelare, certo se non giochi con Dodò esterno alto a supporto dell’unica punta che bontà sua voleva andare all’estero ed invece è rimasta, forse forse riesci a fare qual cosina di più. Che sono quei momenti in cui ti chiedi se dare nuovamente in prestito Borriello sia stata un’idea così originale. Fatto sta che, dalla Grecia e in collegamento radio, ho buttato una serata per sentire sto pareggio a reti inviolate che non sa né di carne né di pesce, ma dicono i più saggi che sarà un punticino buono. Mah, sarà.
E aspetta che t’aspetta, ecco l’altra neopromossa, il Verona. La prima in casa, torniamo all’Olimpico, luogo di piacevoli ricordi e foriero di successi. La formazione non è proprio quella che metteremmo, un pizzico a trazione ancora posteriore, con un centrocampo alquanto improbabile. Non fai in tempo ad arrivare che ecco che la nostra luce si accende. E ha un nome che comincia con Francesco e finisce con Totti. Destro a giro all’angolino. Daje, siamo la Roma. E lo siamo fino a che Burdisso, che oggi sostituisce Marquinhos alle prese con un’influenza intestinale, non perde il più facile dei palloni al limite dell’area. Lobont non può che guardare il pallone insaccarsi, seppur calciato alla rinfusa dal sosia di Bradley. 1 a 1 e palla al centro. Ma su che recuperiamo…nel senso che facciamo i minuti di recupero ma senza smuovere il risultato.
Due punti alla seconda non sono un gran bottino. Soprattutto se  nel mentre c’è subito la sosta, che a noi non fa mai bene, però magari questo giro sarà un modo per riassestarsi un po’ chè dopo le vacanze e i bagordi di inizio estate forse non ci stiamo tanto con la testa.
Si va a Parma, per noi sempre foriera di bei ricordi, a parte l'halloween dello scorso anno in cui abbiamo fatto acquaplanning più che giocare a pallone. Ma oggi il tempo pare reggere e sembrerebbe anche che la squadra abbia un minimo di ordine. Vero che l'avversario non ci mette nemmeno tanto in difficoltà, ma Florenzi di supporto a Lamela sembra funzionare. Ad essere onesti 90 minuti di noia totale, se non fosse che su un calcio d'angolo finalmente battuto decentemente, dopo circa 12 con i soliti due tocchi, la testa che non ti aspetti, quella di Daniele De Rossi, insacca nella rete. Partita anonima ma almeno ci regala i 3 punti. Daje che con 5 punti si può conquistare il mondo. 
Anche perchè già alla quarta ci mettono contro all'avversario di sempre e mai come quest'anno è ora di affondare il colpo. Con 3 punti li sotterriamo. Arriva la Lazio. E ci arrivi al solito senza coreografia, la musa ispiratrice delle tifoserie ha fallito ancora con la Sud. Oppure è in cassa integrazione, vai a sapere. Riproponiamo l'11 di Maggio, quasi scaramanticamente. Pure il poro Piris che pare fosse stato arruolato come raccattapalle. Ma invece di proporre calcio e tikitaka, si propongono melina e retropassaggi al portiere. Loro inguardabili quanto noi. Uno zero a zero che più zero a zero non si può. Che per trovarne uno nel libro dei derby sono dovuta tornare a pagina 40, credo che fosse appena finita la seconda guerra mondiale.
Ma che ce frega ma che ce importa. L'importante era non uscire sconfitti che mercoledì c'è subito un altro ex lazialotto, pure ciancicone che c'aspetta. E se Parma è foriera di bei ricordi, Genova, da un lato e dall'altro è una tragedia che Romeo e Giulietta al confronto è una farsa ottocentesca. Che non vivo mai bene nessuna partita. Ma Genova mi mette un'ansia da record. Eccolo lì, Ciancicone si presenta con 3 punte e con il veleno, roba che il sabato prima a Cagliari ha fatto un indecoroso 2 a 2 con 6 difensori. E invece con noi no. Alla morte. La nostra per l'appunto visto che Gabbiadini che doveva essere la rivelazione del campionato, decide finalmente di rivelarsi. Doppietta e tutti a casa. Noi neanche il gol della bandiera, ma neanche un tiro in porta. Ma d'altronde dopo che Osvaldo aveva picchiato mezzo spogliatoio dopo il pareggio di Domenica, non è che ci fosse da aspettarsi questo spirito di team.
Va be', altro giro, altra corsa, E' ora di pensare al Bologna che Domenica se la chiami è già arrivata. C'è da ricompattare una squadra e magari darle un certo ordine, sebbene il mister non sembri proprio un condottiero con le palle per farlo.
Con il Bologna già arrivi con tutta la difesa diffidata, la curva in contestazione e lo stadio praticamente deserto. E sarà questo, sarà la botta d'orgoglio che ne consegue, per la prima volta vediamo una squadra determinata. Gol di Florenzi a pochi minuti dall'inizio, un po' di catenaccio a difendere il risultato e una busta di Marquinho a due minuti dello scadere per portarci sti altri 3 punti. Dai che si va Milano con tutto un altro spirito. Che pazza Inter arala ormai ci piace. Ma la partita non è proprio come ce l'aspettavamo e sembra che non abbiano tutta sta voglia di farci rifare questo lavoro di alta agricoltura. Che da quando è arrivato Mazzarri sembra quasi una squadra seria. Palacio ci segna dopo 16 minuti, lasciato solo soletto, lui e il suo codino, da un Marquinhos che forse sta ancora con la testa ai 5 milioni di Parigi. Milito, per non essere da meno, aspetta solo 4 minuti per infliggere il KO. Ma la Roma a volte ti riserva sorprese inaspettate. Il secondo tempo ci vede belli arrabbiati e vogliosi di rivincita. In realtà chi vede queste partite come il rosso per i tori è sempre lui. Il capitano. Che prima si rimedia un rigore dopo aver saltato tre uomini e poi una punzione dal limite che cede con un tocco ingannevole al buon Pjanic che insacca. Noi tutti ricoverati all'unità coronarica. Loro rimediano un punticino che siamo certi è foriero di buone notizie. Che di Venerdì arriva il Napoli del prode Higuain e di Hamsik. Ringraziando il cielo si rompono entrambi tra il mercoledì e il giovedì. Non c'è niente da fare, la Roma con le grandi squadre si esalta. Non serve molto, solo un gran tiro di De Rossi dal limite dell'area al 30mo del secondo tempo. Non ci serve altro. Dammi 3 punti e non chiedermi niente. Neanche come hai giocato che ci sarebbe qualche obiezione da fare, soprattutto sull'uso delle fasce, che non sono fuori moda come i cerchietti o i mollettoni, così per dire.
Si va ad Udine più sereni, siamo forti, siamo grandi e alla fine 9 punti dalla prima sono una distanza fattibile. Possiamo puntare alla Champions, qualche radio ogni tanto si spinge più in alto. Intanto piedi per terra e tutti al Nord. Sotto un diluvio universale. La palla rotola e non rotola, rimbalza e non rimbalza, si impozzanghera e non si impozzanghera fino a che Di Natale decide di prendere al volo un rinvio a dir poco azzardato di Castan e inventare l'eurogol della stagione, dritto dritto all'incrocio dei pali. Il resto è non pervenuto, sia perchè non visibile sotto la pioggia torrenziale, sia perchè proprio non pervenuto ai nervi ottici. Zero assoluto. Come i punti che riportiamo a Roma. Gaussiana che sale, gaussiana che scende. Con il Chievo, dopo ormai 10 giornate, puntiamo sulla statistica. Penultimi in classifica dovrebbero essere alla nostra portata. Puoi anche permetterti di rispolverare Tachtsicoso visto che De Rossi è alle prese con un lieve infortunio muscolare. Brividi. Soprattutto quando prende la palla a centrocampo. Ma dove non arriva il Dio Pallone, ci pensa nuovamente il Dio Totti. Prende in mano la squadra, la fa salire, e buca una difesa sinceramente burrosa. Prima con un assist per Lamela che finalmente segna nella stagione, poi con un colpo di tacco a smarcare, che arriva sui piedi di Pjanic che non se lo fa dire due volte e segna con un colpo da maestro. Pellissier ci prova a metterci paura ma per una volta tanto non ci manda di traverso la serata, che noi di Halloween abbiamo pessimi ricordi e non vorremmo che diventasse una festa a tema. 
Così a Torino, per affrontare il Toro che la Juve c'è ancora tempo. Un Toro che più che altro è sembrato una pecora in questo inizio di campionato: che vuoi che non lo battiamo? Ma la legge dell'ex è impietosa. E Cerci se lo ricorda subito che un tempo c'aveva voluto bene. Un tempo appunto. Una tripletta che ha mandato in visibilio tutti i fantagiocatori, un +9 che neanche buonanima Cavani. A cui noi rispondiamo con un misero gol della bandiera solo al 42mo, con il povero Bradley a cui non hanno detto che non valeva nemmeno sudare dopo uno scempio del genere. Ma sappiamo che la rivincita è vicina. Arriva il Sassuolo e il buon Di Francesco che invece di bene ce ne ha voluto tanto e tutto ricambiato. Con il suo Sassuolo di zemaniana memoria ultimo in classifica, che ha preso 7 gol da un Inter che noi abbiamo costretto ad un pareggio. Eccoci qui, nella sfida Grifondoro contro Serpeverde. Con l'unica variante che io di zemaniano ricordavo il 4-3-3,  questi stanno con la difesa a 7, dannazione. E ci inchiodano su un 1 a 1 che per loro sembra la Champions, per noi un'altra occasione buttata. E' come se avessimo pareggiato col Pescara dello scorso anno. Ah, vero, col Pescara avevamo pareggiato. Col Pescara già retrocesso, per la precisione.
Ma noi che ce frega. Noi abbiamo vinto la Coppa.

REWIND…26 Maggio 2013. 
La coppa l’abbiamo persa. Anche giustamente.
Le porte della metro si sono chiuse e quel treno l'abbiamo perso.
Sliding doors.
Ora, io non benedirò mai quel giorno perché quel giorno lo voglio dimenticare. 
Voglio dimenticare una squadra senza palle che non è scesa in campo e che ha regalato 90 minuti a un modesto avversario. Che poi lo so che è molto infantile ma io sono uscita dallo stadio al triplice fischio, sono salita sulla vespa e sono tornata a casa, non ho acceso la televisione e per fortuna, a parte quella sera, non ci sono state folle nei giorni a venire a ricordare quanto accaduto.
E nonostante non voglia e non possa benedire quel giorno, una cosa è certa.  
Se quella coppa l’avessimo vinta avremmo portato Andreazzoli in trionfo, gli avremmo fatto un contratto a vita. Avremmo tenuto un allenatore e difeso una rosa che l’anno scorso si era piazzata in una posizione indecorosa in classifica, con un girone di ritorno assolutamente inqualificabile e che travasi di bile ce ne ha fatti fare un bel po'. Avremmo campato su quella vittoria per poi ritrovarci già rassegnati a campionato appena iniziato, a leccarci le ferite con una coppa come panacea di tutti i mali. Perchè la squadra di allora non poteva diventare oro nemmeno con Re Mida ad allenare.
Alla fine, sebbene poi i palmares raccontino e racconteranno sempre un’altra storia, per me è stato un derby perso.
Solo e semplicemente un derby perso. Né più, né meno. Che però ci ha costretto a cambiare e ha costretto giocatori anche navigati a voler dimostrare che se non campioni erano almeno giocatori degni della serie A.
E non ci sono stata neanche troppo male alla fine, sera del 26 Maggio a parte in cui ho seriamente pensato ad arruolarmi nella legione straniera.
Forse perchè, 26 maggio o non 26 maggio, noi abbiamo continuato a guardare quelli che si chiamano come la regione come li abbiamo sempre guardati: negli occhi, a testa alta, non ci siamo mai tirati indietro, non siamo mai scomparsi, mai nell'ombra.
Forse perchè non basta un Lulic qualsiasi (che ha raggiunto quotazioni al fantacalcio quest'anno manco fosse candidato al pallone d'oro) per cambiare l'immutabile: la nostra fede non passerà, mai.
O forse perchè la nostra curva è piena, proprio quella curva che amaramente si era svuotata quel giorno, perchè noi siamo fieri dei nostri colori e non abbiamo paura di tornare dove siamo stati sconfitti e di gridare il nostro Amore.
Perchè quando ci hanno detto per quattro mesi "t'ho arzato la coppa in faccia"  comunque ci hanno usato come complemento di termine per darsi un senso ed un significato.
A noi basta la Roma.
Perchè Roma e basta non ha bisogno di complementi di sorta: ha un solo soggetto ed è tutto giallorosso.
Per cui queste 12 giornate saranno state anche un sogno, ma dopo gli ultimi due anni io penso che il "sogno di qualcosa" per breve o lungo che possa essere, ce lo siamo ampiamente meritato. 
Abbiamo ridato un senso a Balzaretti e salvato una generazione di cinquenni che correva un serio pericolo.
Poi il teorema del limite centrale non sbaglia mai.
Ma questa sarà un'altra storia.


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