martedì, aprile 09, 2013

Non è tempo per noi

E prima o poi arriva.
E puoi far finta che sia una partita come le altre.
Tu.
Il tuo stomaco, la tua testa invece no.
Lo capisci quando passi la giornata a fare refresh de LaRoma24 per capire la formazione e il tuo livello di produttività scende sotto l'asse dell'ordinata.
Quando lasci a metà il pranzo perchè proprio non ce la fai.
Quando senti la tensione che sale che neanche al primo appuntamento con uno che ti piace.
Perchè il derby è derby.
Non c'è niente da fare.

E allora vai allo stadio prima del solito, passi tra sassi che volano e lacrimogeni che scoppiano (che la mamma dei cretini continua ad avere seri problemi con la contraccezione), speri di arrivare sana al tuo posto. 
Tutto per una partita.
La partita.
E questo giro è La partita che ti dirà ancora se c'è un campionato da disputare o se è già ora di pensare al prossimo.
Il veleno lo senti che sale, nelle vene, con un cuore che pompa sempre più forte.

C'era un tempo in cui galleggiavi a metà classifica, l'Europa che contava la vedevi in televisione e pensavi "forse un giorno". In cui l'unico obiettivo era quello di uscire alla "meno peggio" dalla gogna del derby. Era il 1991, 1992, 1993 e i derby si vedevano in casa al tuo posto o fuori casa in Tevere, vicino ai laziali, senza necessariamente il bisogno di accoltellarsi. Finivano sempre 1 a 1, segnavano a turno Voeller, Sosa, Riedle e Rizzitelli. Noiosi fino all'elettroencefalogramma piatto. Ma tanto da nessuna parte dovevi andare, dall'una e dall'altra parte l'unico obiettivo era cercare di sopravvivere fino al prossimo senza far parlare l'avversario. Perchè con un derby ci campavi tutto un girone.

Poi sono arrivati anni migliori, le prime posizioni le vedevi, le toccavi, ci provavi, qualche volta ci arrivavi. E il derby non era solo la stracittadina, erano 3 punti in più o in meno nella strada in salita per renderla meno ripida. E non è un caso che di pareggi non se ne vedessero dal 2007.

E invece ieri pareggio è stato.
Per gli amici, l'ennesima occasione buttata.

E va bene, poteva andare peggio, loro sono stati più squadra. 
Sono andati in vantaggio e sono stati anche bravi a tenerlo.
Fino a quando è arrivato uno di quei momenti che cambia una partita.
Sulla possibilità di fare il due a zero, il rigore lo sbagliano.
E da lì è black out biancoazzurro, ora lo sanno anche loro. 
Questo risultato si può ribaltare.
E quando Totti mette dentro il rigore che danno a noi, che religiosamente non guardo come da 22 anni a questa parte, ma attendo senza fiato con la testa nascosta tra le gambe, a quel punto lo dovremmo sapere pure noi.
E' ora di vincere.
O quantomeno di provarci. 
Con la rabbia, con la corsa, con quella voglia che hai solo quando vuoi veramente qualcosa. Contro tutte le paure, con tutti i rischi.
Ma noi no.
Noi non ce la facciamo.
Noi non lo vogliamo.
Bastava pressarli alti, chiuderli nella loro area, sfruttare la superiorità numerica che un sacrosanto cartellino rosso aveva decretato.
Buttare la palla in mezzo senza soluzione di continuità. Fino allo sfinimento.
Giocare con la loro paura.
E invece noi abbiamo continuato ad applicare l'unico schema che ci riesce da anni: 
"Totti che porta palla e tutti gli altri a fanculo".
Ma se in 11 contro 10 ci puoi provare, in 1 contro 10 ringrazia il cielo che arriva il triplice fischio.
E finisce esattamente come finiva quando non contavamo niente.
Forse qualche cosa vorrà pur dire.

Non è tempo per noi, e forse non lo sarà mai, canterebbe il buon Liga.

Ma visto che siamo tornati ai tempi antichi e in modalità "ariconsolate cò l’aglietto", il poker datevelo in faccia, cari cugini che non c'ho.
Alla prossima.
"Con tutto l'odio che c'è, sempre più grande".

1 commento:

PhilipDick ha detto...

mi hai ricordato quegli anni trascorsi senza un risultato diverso dal pareggio, roba che quando arrivò il 3-0 di Mazzone sembrava sceso giù da un altro pianeta!

ieri sera potevamo vincere, con qualche idea in più di "speriamo che ci pensi Totti"