lunedì, dicembre 24, 2012

Il giorno dopo la fine del mondo

E arriva il Milan.

Di Sabato. 22 Dicembre. In pieno tourbillon regali-pacchetti-auguri. Ed è il sabato che deciderà se passerai delle buone o delle pessime feste.

Io non me la sento per niente. Ma questi giorni mi sento davvero poco per cui non faccio testo.
E l'andata in scooter in tangenziale con l'amico milanista, che ha iniziato a piangere dall'entrata di Prati Fiscali e ha smesso più o meno sul lungotevere non aiuta. Il pianto preventivo è brutta cosa. Brutto presagio. Bruttissimo.

Cerco di mantenere tutte le scaramanzie, dai jeans bucati al borghetti prima di entrare, le chiacchiere prepartita con il collega, sms all'ex /compagno di stadio  per sapere come la vede. "Beneee", la risposta. Il che mi dovrebbe tranquillizzare, di solito ha sempre ragione ma oggi è così, sono ansiosa.
E poi arriva il momento di "Roma, Roma, Roma": i minuti più belli, queste "centomila voci che hai fatto innamora' " hanno sempre il loro perchè, non c'è niente da fare. E poi ancora non sai come va a finire, puoi immaginare quello che vuoi. "Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita"per scomodare Prospero e, per come mi sento oggi, La Tempesta mi sembra proprio a tema.

E allora si comincia e il fischio sancisce l'inizio di una partita in cui sapremo se siamo vigliacchi o eroi, uomini o topi, ufficiali o gentiluomini.

E vi potrei raccontare della quattrocentesima partita di De Rossi, finalmente ad alti livelli, si vede che la cura Zeman comincia a fare i suoi effetti. E vi potrei dire di Francesco Totti, immenso, un vero capitano, un faro, una guida, una luce in mezzo al campo, capace ancora di fare assist precisi al millimetro. O anche di quella sua fastidiosa fissazione dei calci d'angolo a due tocchi. Perchè quando poi i calci d'angolo li tiri da calcio d'angolo, può essere anche che prendi la testa di Burdisso, che si è fatto la sua panchina, senza polemiche, senza veleni. Che entra in campo e tiene in piedi la difesa, da vecchio esperto, da giocatore navigato, incitando alla calma quando serve e spronando i compagni ad andare avanti quando è ora. E insaccando, con sapiente maestria, il colpo dell'uno a zero. Oppure potrei parlarvi di Osvaldo, pazzo quel che basta per essere un centravanti di razza ed altrettanto matto per fomentare i tifosi dal pullman 3 ore dopo a Piazza Risorgimento. O potrei parlarvi di Piris che sta crescendo e Balzaretti che ancora ci prova. O di Marquinhos che dimostra una sicurezza al centro della difesa che a quell'età forse ho visto solo nel caro vecchio Pluto. O di Bradley, che bontà sua, deve avere due piedi sinistri ma che almeno ci prova, o di Pjanic che finalmente sta esprimendo un calcio di alta qualità. O di Goicoechea che da eterno secondo il suo posto cerca di guadagnarselo e, a ben vedere, se non ci fossero state un paio di parate sul poco a zero, staremmo parlando di un'altra partita. Ed infine, ultimo ma non ultimo, del piccolo Coco Lamela, che l'anno scorso ci ha fatto tanto penare, e che invece quest'anno ci fa tanto sognare, con una doppietta che ci ha portato in paradiso, per una sera.

Potrei parlarvi di tutto questo, di azioni, di dribbling, di pressing, di schemi, di possesso palla, del fatto che quando stai 4 a 0 ti puoi anche divertire per il solo gusto di giocare, e rifare vecchi cori che hai dimenticato e cantare "cinque a zero perchè no?". O della sofferenza finale sul 4 a 2, che, con noi, non si sa mai cosa può succedere.

Ma vi racconterei solo una parte.

Perchè arrivo a Roma-Milan dopo un paio di settimane difficili, con diverse serate di divano e kleenex all'attivo, quest'anno le feste le sto patendo più del solito.

Arrivo arrabbiata, stranita, triste.  
E questa partita la vivo non come un normale incontro di calcio ma come una cartina di tornasole.
E quando comincia, l'ansia mi attanaglia, non possiamo perdere, mi manca solo questa.
Va bene tutto ma, almeno, non la Roma.
E quando Burdisso segna, la rabbia esplode in un urlo senza fine e senti che la malinconia per un pezzo se n'è andata.
E quando segna Osvaldo, eccone un altro pezzo che va via.
La senti staccarsi, uscire dal tuo corpo, ti senti piano piano più libera.
Ed ecco Eric, tre a zero, e la rabbia la urlo contro il cielo, che come dice Liga, è sempre come un po' come sputare via il veleno. E fa sempre bene.
E di nuovo Eric, quattro a zero....la catarsi. Vera, pura. 
Finalmente leggera.
C'è chi si fa di droghe, io mi faccio di Roma.
E sì, ci sono serate e pomeriggi in cui l'effetto non è questo ma quando arriva non ha eguali.
E magari durerà due ore, quattro, una giornata ma c'è e ti fa andare avanti perchè serate così ridanno un senso a tutto.
 
Considerando che è il primo giorno dopo la fine del mondo, posso dire che non c'è male, davvero niente male. Sarebbe stato un peccato perderselo.
 
E quando alla fine canto Grazie Roma, lo dico con il cuore, con l'anima, con tutta me stessa. 
E visto che un'immagine rende più di mille parole, vi regalo un video esemplificativo di questo pazzo, matto, irrazionale sentimento (con uno speciale grazie al mio amico Stefano per aver voluto immortalare cotanta follia), fatevi due risate e....Buon Natale!





1 commento:

PhilipDick ha detto...

serate così ti fanno davvero dimenticare tutti i brutti i pensieri, ci divertiremo ancora sono sicuro.
grazie per avermi convinto a giugno :)